13 aprile 2018 11:01

La crisi siriana è estremamente complessa, tanto che è difficile raccapezzarsi. Oggi il conflitto che potrebbe provocare uno scontro tra gli occidentali e la Russia è diventato pressoché indecifrabile. La Siria è prima di tutto il principale teatro della battaglia d’influenza tra le due correnti dell’islam, quella sciita e quella sunnita, e dei rispettivi paladini, l’Iran e l’Arabia Saudita.

Mentre una regione fondamentale come il Medio Oriente si divide tra questi due schieramenti, le grandi potenze – Russia, Stati Uniti, Turchia, Unione europea – si trovano inevitabilmente coinvolte. Ma cerchiamo di vederci chiaro.

Tutto è cominciato nel 2011 con la primavera araba che, dopo i tunisini e gli egiziani, ha spinto anche i siriani a scendere in piazza. La popolazione della Siria chiedeva libertà, democrazia e stato di diritto: tutto ciò che non aveva ricevuto dal clan al potere dall’inizio degli anni ottanta, la famiglia Assad, di fede alawita, una corrente dell’islam sciita, mentre la grande maggioranza dei siriani è sunnita.

Sei anni di guerra in Siria, il video della Thompson Reuters


Le prime manifestazioni sono state pacifiche, con donne e bambini, senza armi. Eppure il regime ha deciso di far sparare sulla folla, con una violenza tale che nel giro di alcuni mesi è esplosa una guerra civile in cui inizialmente i ribelli sembravano prevalere.

A quel punto l’Iran sciita è arrivato in soccorso di Bashar al Assad, mentre i paesi sunniti hanno sostenuto i ribelli. Immediatamente i servizi segreti siriani hanno scarcerato i detenuti estremisti islamici perché si scontrassero con i ribelli. Questi, però, hanno stretto un’alleanza con gli ex ufficiali dell’esercito di Saddam Hussein, con l’obiettivo di creare un unico stato sunnita a cavallo tra Iraq e Siria.

Il caos
Così è nato il gruppo Stato islamico (Is), una manna per il regime siriano che ha potuto dire al mondo: “Siamo l’unica alternativa a loro, scegliete!”. Da lì in poi è stato il caos.

La storia del gruppo Stato islamico, il video del New York Times


Appoggiandosi sui curdi, gli occidentali hanno concentrato i loro attacchi contro l’Is. Nel 2013 Assad ha utilizzato armi chimiche contro la popolazione che sosteneva i ribelli.

Parigi e Washington hanno deciso di punire questo crimine, ma quando all’ultimo minuto Obama si è tirato indietro, il regime siriano ha pensato che tutto gli fosse permesso. I russi non si sono fatti pregare e hanno colto l’occasione di tornare a svolgere un ruolo di primo piano in Medio Oriente sostenendo Damasco.

L’intervento militare di Mosca risale al 2015, e da allora gli occidentali hanno assistito alla moltiplicazione dei crimini di guerra commessi da Assad con l’appoggio di una Russia convinta di non aver più nulla da temere. Inizialmente terra di conflitto tra iraniani e sauditi, oggi la Siria è teatro di guerra tra russi e occidentali.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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