23 maggio 2018 11:22

Le cose non cambieranno da un giorno all’altro, ma la visita di Emmanuel Macron in Russia in programma il 25 maggio potrebbe alterare la reazione a catena di eventi a cui il mondo sta assistendo.

Tutto è cominciato lo scorso 8 maggio, quando Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 con l’Iran dalle grandi potenze. L’Alleanza atlantica si è spaccata, perché gli europei – a cominciare da Francia, Germania e Regno Unito – hanno condannato la decisione di Washington ritrovandosi in totale disaccordo con il loro alleato americano e vicini alla Russia, alla Cina e anche all’Iran con la loro volontà di non abbandonare il compromesso del 2015.

Una rottura profonda
Già in passato la Francia era stata in disaccordo con gli Stati Uniti e l’asse franco-tedesco aveva fatto fronte comune per opporsi all’avventura irachena di George W. Bush, ma una rottura tra gli Stati Uniti e l’Europa al gran completo è una novità assoluta. Non si era mai visto niente di simile. Tra l’altro si tratta di una rottura profonda, perché gli americani (e lo hanno ribadito il 21 maggio) intendono vietare alle aziende europee di continuare a commerciare con l’Iran, sventolando la minaccia delle sanzioni.

Oltre agli effetti sulla Nato, l’annuncio di Donald Trump ha avuto grandi ripercussioni anche in Medio Oriente, spingendo l’Arabia Saudita ad allearsi con gli americani e gli israeliani, mentre l’Iran ha accolto con favore la scelta controcorrente degli europei.

Non solo i leader iraniani hanno paura di essere nuovamente esclusi dal commercio internazionale, ma tra le righe fanno capire che se l’Europa sfiderà il blocco americano potrebbero essere disposti ad aprire, come richiesto dalla Francia, nuovi negoziati sui missili, le crisi regionali e il futuro dell’accordo sul nucleare che dovrebbe scadere nel 2025.

L’inquietudine di Teheran è palpabile e mette la Russia nella posizione di poter ottenere maggiori concessioni dall’Iran sulle condizioni di un accordo di pace in Siria. Donald Trump, in sostanza, ha rafforzato la posizione di Putin in Medio Oriente. Ma non è tutto.

Torniamo all’Europa. Il vecchio continente, guidato dalla Francia, può far presente a Putin che è arrivato il momento di aprire con gli europei un processo di stabilizzazione in Medio Oriente, il cui successo potrebbe ristabilire la fiducia tra l’Unione europea e la Federazione russa portando le due potenze, un giorno, a stringere accordi di sicurezza e cooperazione come quelli che esistevano tra l’Unione Sovietica e gli occidentali.

Le cose non si cambiano da un giorno all’atro, ma le trenta ore che Emmanuel Macron trascorrerà a San Pietroburgo andranno osservate con attenzione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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