13 aprile 2021 10:00

Joe Biden sapeva di dover affrontare un mondo agitato e pieno di insidie, ma forse non fino a questo punto. A meno di tre mesi dal suo ingresso alla Casa Bianca, infatti, il presidente degli Stati Uniti deve gestire tre crisi simultanee, potenzialmente molto pericolose, con tre rivali del suo paese.

Che si tratti delle minacce cinesi sempre più insistenti contro l’isola di Taiwan, dell’aumento delle tensioni in Ucraina con la concentrazione di rinforzi militari russi o dell’Iran che promette rappresaglie a Israele dopo l’attacco contro il sito nucleare di Natanz, gli Stati Uniti sono sempre in prima linea.

In queste tre vicende esplosive esistono una dimensione diplomatica e una militare che mettono alla prova la determinazione del nuovo presidente, la capacità degli Stati Uniti di mantenere il rango di superpotenza rivendicato da Biden e la solidità delle alleanze che Washington tenta di ricostruire dopo la negligenza degli anni di Donald Trump.

Storia e dinamiche proprie
Le tre crisi sono di lunga data e ciascuna ha la sua storia e la sua dinamica propria, ma si sono riaccese contemporaneamente all’inizio del mandato di Biden. È il segno che i rapporti di forze si stanno ridefinendo, con o senza concertazione.

Ognuno, chiaramente, ha la sua agenda. La Cina moltiplica le provocazioni in direzione di Taiwan facendo presente agli Stati Uniti che non dovrebbero interferire. Washington mantiene un’ambiguità strategica sulla sua possibile reazione in caso di invasione di Taiwan: il segretario di stato Antony Blinken si è impegnato unicamente a fornire a Taiwan “i mezzi per difendersi”. Nell’attesa la situazione militare appare pericolosa.

Putin arriverà a rilanciare la guerra in Ucraina?

Negli ultimi giorni abbiamo visto fotografie dei marine statunitensi mentre osservavano a occhio nudo, nel mar Cinese meridionale, la portaerei Liaoning, fiore all’occhiello della marina cinese, mentre i piloti dei bombardieri cinesi hanno sfidato i taiwanesi annunciando per radio che lo spazio aereo è di loro competenza.

La Russia, dal canto suo, può riaccendere i conflitti sopiti nell’ex spazio sovietico per manifestare il suo umore. Vladimir Putin non ha certamente apprezzato le prime parole pronunciate da Biden sul suo conto. Arriverà a rilanciare la guerra in Ucraina? La minaccia è presa abbastanza sul serio da spingere Blinken e il suo collega alla difesa Lloyd Austin a recarsi nuovamente al quartier generale della Nato a Bruxelles in settimana.

L’Iran è un caso ancora più complesso. La settimana scorsa si è aperto a Vienna un dialogo indiretto tra statunitensi e iraniani in vista del rilancio dell’accordo nucleare del 2015. Le discussioni sono state giudicate positivamente, ma l’attacco contro il sito di Natanz per l’arricchimento dell’uranio, chiaramente portato dagli israeliani, ha rimescolato le carte. Il 12 aprile gli Stati Uniti hanno voluto far sapere di non essere coinvolti nell’attacco.

Ognuno dei tre contesti presenta una dinamica peculiare, ma resta il fatto che gli Stati Uniti si trovano alle prese con tre paesi che collaborano sempre più strettamente tra loro. La Cina ha appena firmato un partenariato strategico con l’Iran e mantiene legami molto stretti con Mosca.

Lo scenario più ottimista è quello di un nuovo mondo degli anni venti del terzo millennio, in cui i protagonisti si mettono alla prova in attesa della ridefinizione dei rapporti di forza. Il più pessimista, invece, passa dall’esplosione di conflitti più o meno aperti. Comunque vada a finire, viviamo un momento molto pericoloso per il mondo intero.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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