**◆ **Questa ultima rubrica cade nel cuore di dicembre, subito dopo un anniversario di nascita importante, in un mese in cui gli auguri e i doni si mescolano. Dei compleanni ho sempre pensato che si festeggi il fatto di essere venuti al mondo, non l’età. Quest’anno ho fatto più fatica a conciliare tempo interiore e tempo esteriore. Tempo verticale e tempo orizzontale. Il tempo in cui spendiamo la vita, il tempo materiale degli orologi e quello più vasto a cui attingiamo, quella potenza che precede e segue il tempo della vita. Quel tempo non corruttibile in cui poniamo le idee. Il tempo del mito. È stato un dono e un impegno l’invito di Internazionale a tenere una rubrica settimanale per un anno intero. Arrivare alla consegna sempre all’ultimo minuto, con le righe del testo appena scritte. Sempre in bilico tra questo tempo dell’utile perennemente soggetto alla dittatura dell’attualità e il tempo mitico. All’incrocio di queste due rette siamo stati insieme, nel tempo che avete voluto dedicare alla lettura. Che è un po’ l’esperienza del vivere. All’incrocio di quest’ultimo pezzo c’è la parola grazie. La gratitudine è una forma attiva di amore che mi auguro e che vi auguro di poter sempre esercitare, non solo nel tempo delle feste. Anzi, come disse una volta la divinità cretese, il compositore Psarantonis, nel suo italiano incerto: “Grazia!”. A tutte, a tutti. E buone feste.

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Questo articolo è uscito sul numero 1645 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati