22 aprile 2019 09:45

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

Quella che affronterà le elezioni per il parlamento europeo sarà una Lituania affaticata. Il 26 maggio, infatti, è anche la data del secondo turno delle elezioni presidenziali. I lituani hanno già votato per le elezioni comunali e in molti collegi è stato necessario un ballottaggio per eleggere il sindaco e i consiglieri comunali.

Il primo turno delle elezioni presidenziali è in programma per il 12 maggio. Di conseguenza, per molti lituani, il voto per le elezioni europee sarà il quarto nel giro di tre mesi.

In Lituania il voto non è obbligatorio, ma almeno metà degli elettori si presenterà comunque alle urne. È un buon risultato se paragonato a molti paesi europei. Di sicuro il fatto che le elezioni europee si terranno contemporaneamente al secondo turno delle presidenziali contribuirà a un’affluenza elevata. Se si eleggesse solo il parlamento europeo non ci sarebbe una grande partecipazione. Nel 2009, per esempio, alle europee votò appena il 20 per cento degli elettori.

Orgoglio europeista
I lituani amano la generosità dell’Unione europea, che finanzia la costruzione di nuove strade, nuove piazze e nuove facciate per le scuole. La presidente Dalia Grybauskaitė, giunta al termine del suo secondo mandato, è stata commissaria europea ed è diventata una delle leader più in vista dell’Unione. Quando Grybauskaitė compare nelle trasmissioni della Bbc o della Cnn per spiegare la posizione dell’Europa sulla Brexit i social network lituani esprimono tutto l’orgoglio di un piccolo paese per la sua leader. Si tratta però di affetto un po’ provinciale.

Diversamente da altri paesi dell’Europa orientale, gli stati baltici hanno adottato la moneta unica senza grandi ritardi, dando prova di un’estrema disciplina finanziaria. L’aggressione russa contro l’Ucraina ha colpito profondamente la società, cancellando ogni residua nostalgia postsovietica. Oggi i lituani percepiscono l’Unione europea e la Nato come gli unici garanti della sicurezza nazionale. Anche per questo motivo, gli elettori e le élite politiche comprendono quanto sia importante rispettare gli impegni relativi alla spesa per la difesa e proteggere la reputazione del paese agli occhi dei grandi partner.

Nonostante la crisi globale del 2009 abbia colpito duramente gli stati baltici provocando una recessione in doppia cifra, oggi la Lituania è uno dei paesi più solidi tra i dieci che sono entrati nell’Unione nel 2004. Negli ultimi quindici anni, in termini di crescita del pil pro capite, la Lituania ha ottenuto i maggiori progressi rispetto agli altri stati dell’Unione. Un tempo tranquilla provincia postsovietica, la Lituania ha saputo avvicinarsi ai paesi europei del sud in termini di standard di vita. Vilnius, con la sua splendida architettura barocca, è una capitale europea dinamica con l’ambizione di diventare il centro della tecnologia finanziaria dell’Unione.

Bruxelles, Parigi e Berlino ammirano i piccoli paesi baltici. La Lituania non crea problemi alle élite europee, diversamente dall’Ungheria di Viktor Orbán o dalla Polonia “governata dalle retrovie” da Jarosław Kaczyński. Forse in passato le grandi capitali europee hanno provato un po’ di fastidio per la russofobia dei lituani, ma dopo l’occupazione della Crimea quel sentimento si è rivelato un’intuizione fondata. I lituani di solito non criticano l’Unione e i populisti locali trovano nemici sul fronte interno, non in Europa.

Oggi la Lituania non prova il minimo interesse per questa nuova tornata di elezioni europee

Nel paese è abbastanza diffuso un sentimento di amicizia nei confronti dell’Unione europea, un sentimento che di recente ha continuato a rafforzarsi.

Ma questo non significa che i lituani siano diventati più consapevoli del ruolo dell’Unione o più solidali con i problemi degli altri stati. Crisi del debito? Disoccupazione giovanile? Sono problemi dell’Europa del sud. Flusso di migranti? Che se ne occupino l’Italia, la Svezia, la Germania o la piccola Malta. Probabilmente i lituani si preoccupano unicamente della Brexit, e solo perché riguarda decine di migliaia di famiglie di lituani che vivono e lavorano nel Regno Unito.
Di conseguenza, pur avendo ottenuto enormi benefici dall’adesione all’Unione, oggi la Lituania non prova il minimo interesse per questa nuova tornata di elezioni europee.

La battaglia fra tradizione e populismo
In ogni caso, il prossimo 26 maggio i lituani sceglieranno uno dei molti partiti o liste elettorali. La voce degli euroscettici è quasi inesistente nel coro della campagna per le presidenziali. Per i partiti lituani le elezioni europee sono solo un’occasione per portare al Parlamento europeo i veterani della politica, attirati più dal salario che dalla carriera politica internazionale.

Le elezioni europee, quindi, non diventeranno un campo di battaglia della politica nazionale. Lo scontro sarà tra il partito conservatore Unione per la patria – Democristiani lituani (Ts-Lkd) guidato da Gabrielius Landsbergis, nipote di quel Vytautas Landsbergis che ha portato il paese all’indipendenza, e il partito populista Unione dei verdi e contadini lituani (Lvžs), governato con il pugno di ferro da Ramūnas Karbauskis, milionario del settore agricolo.

In passato Karbauskis è stato famoso per la sua opposizione all’ingresso della Lituania nella Nato e nell’Unione. Attualmente gestisce il governo di maggioranza “da dietro le quinte” (ufficialmente è solo presidente della commissione parlamentare per la cultura, di importanza trascurabile) e di recente non ha mosso alcuna critica all’Europa, fatta eccezione per la disparità di pagamenti tra gli agricoltori lituani e quelli francesi.

In Lituania le elezioni europee serviranno a capire se la popolazione si fida ancora dell’Lvžs, vincitore delle elezioni politiche due anni e mezzo fa, o se invece tornerà a scegliere i partiti tradizionali che avevano perso sostegno a causa delle lotte intestine e degli scandali di corruzione. Inoltre è probabile che alcuni seggi al parlamento europeo siano conquistati da novizi della politica.

In un certo senso la Lituania, che non mostra alcun interesse nelle questioni europee, somiglia a molti altri stati dell’Unione, dove i vecchi sistemi politici sono colpiti da violentissimi movimenti tettonici.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Leggi anche:

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it