22 giugno 2020 10:38

Morto il 21 giugno all’età di 85 anni, Zeev Sternhell era promotore di un messaggio che aveva ribadito con intensità ancora maggiore alla fine della sua vita, rivolgendosi ai due paesi che portava nel cuore, Israele e la Francia. Ecco il suo ammonimento, da storico: nessuna società è immune alle derive fasciste, né in Israele né in Europa.

Come scriveva ieri il quotidiano israeliano Haaretz, Zeev Sternhell è passato nel corso della sua vita da vittima del fascismo a studioso dei fascismi. Apparteneva alla generazione che ha vissuto tutto il peggio e forse anche il meglio. Nato in Polonia prima della guerra, ha visto la sua famiglia decimata dai nazisti. Dopo un passaggio in Francia, si è trasferito nel nuovo stato di Israele all’età di 16 anni e ha partecipato a quattro guerre, ma nel corso degli anni il suo idealismo si è affievolito.

La sua vita e la sua morte sono legate intimamente alla storia di Israele. Dopo aver sposato la causa dello stato ebraico, Sternhell se ne è progressivamente allontanato, fino a diventare un intellettuale dissidente all’interno del suo paese. Tra i creatori del movimento Peace Now (Pace adesso), era stato ferito nel 2008 in un attentato commesso da un estremista ebreo che lo considerava un “traditore”.

La sua scomparsa, simbolicamente, riflette quella del movimento pacifista israeliano, che non riesce più a farsi sentire in un momento in cui lo stato ebraico si prepara a compiere un passo decisivo con l’annessione di una parte della Cisgiordania occupata.

La spinta pacifista è progressivamente calata, a beneficio di una voglia di sicurezza percepita soprattutto in termini militari

Zeev Sternhell mi aveva spiegato la sua teoria sul declino dei pacifisti quando l’ho intervistato per l’ultima volta, nel 2016. In quell’occasione mi aveva parlato della “stanchezza” di un movimento che non riusciva più a raggiungere gli obiettivi e a trasformarsi in una corrente politica, oltre che della spinta nazionalista, la principale preoccupazione nel contesto israeliano.

Il fallimento degli accordi di pace di Oslo, firmati nel 1993 tra il governo laburista di Rabin-Peres e Yasser Arafat, ha avuto un grande peso in questa constatazione. L’assassinio di Yitzhak Rabin, ucciso da un estremista ebreo nel 1995, aveva fermato un processo di pace di per sé imperfetto.

Da allora la spinta pacifista è progressivamente calata, a beneficio di una voglia di sicurezza percepita soprattutto in termini militari. Zeev Sternhell aveva una posizione diametralmente opposta, ma è finito ai margini della società.

Fine di un progetto
Oggi gli israeliani sono divisi a proposito di un progetto di annessione che sembra chiudere definitivamente la porta alla soluzione “dei due stati”. Ci sarà un’opposizione, ma resta il fatto che la sinistra pacifista di cui Sternhell era uno degli intellettuali più eminenti è ormai scomparsa dal teatro politico, e sopravvive solo nella società civile.

Lo dimostra il fatto che oggi il potere sia diviso tra Benjamin Netanyahu e il suo rivale degli ultimi due anni, il centrista Benny Gantz. L’opposizione appare estremamente debole.

La consapevolezza di questa situazione aveva portato Sternhell, poco prima della morte, a sostenere possibili sanzioni dell’Europa nei confronti di Israele in caso di annessione. Quella speranza di un appoggio esterno, però, sembrava poco realistica, anche perché il governo israeliano sa benissimo di poter contare, almeno fino a novembre, sull’appoggio di Donald Trump.

Il 21 giugno i pacifisti israeliani hanno perso una delle figure più autorevoli, proprio in un momento in cui non riescono ad avere un ruolo importante. La storia dirà se Zeev Sternhell è stato una delle ultime voci della ragione o una Cassandra eccessiva.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it