21 settembre 2021 08:41

A cosa servono le Nazioni Unite in tempo di guerra fredda?

L’assemblea generale dell’Onu si apre il 21 settembre a New York, e il segretario generale, l’ex primo ministro portoghese António Guterres, ha fatto precedere l’appuntamento da un appello che resterà lettera morta. Guterres ha lanciato l’allarme a proposito di una nuova guerra fredda, invitando gli Stati Uniti e la Cina a riparare quello che ha definito un rapporto “completamente disfunzionale”.

“Dobbiamo evitare a ogni costo di ricadere in una guerra fredda, che sarebbe diversa dalla precedente e probabilmente più difficile da gestire e più pericolosa”, ha dichiarato il segretario all’agenzia Associated Press.

Guterres ha evidentemente ragione, ma chi lo ascolterà? Di sicuro non il presidente degli Stati Uniti Joe Biden né il numero uno cinese Xi Jinping. Entrambi hanno infatti adottato una logica conflittuale tra le due principali potenze del ventunesimo secolo, come dimostrano le vicende degli ultimi giorni relative alla regione indopacifica.

Arginare i rivali
I paralleli storici sono sempre azzardati, ma il riferimento alla guerra fredda ha un senso nonostante le evidenti differenze, come l’attuale forte integrazione economica tra Stati Uniti e Cina, mentre all’epoca statunitensi e sovietici intrattenevano pochi scambi. Oggi Apple, Tesla e General Motors sono grandi investitori in Cina. Nell’Unione Sovietica non esisteva niente di simile.

Ma i paralleli sono numerosi, dal blocco delle esportazioni tecnologiche sensibili verso la Cina deciso da Donald Trump alla creazione dell’Aukus, l’intesa tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia annunciata la settimana scorsa e che al pari delle alleanze militari della prima guerra fredda è destinata ad arginare la potenza rivale.

Oggi sono in corso diversi conflitti e crisi che dovrebbero preoccupare la comunità mondiale

Lo spirito della guerra fredda è chiaramente presente anche all’interno dell’Onu, con la paralisi del Consiglio di sicurezza. È a questa realtà che ha voluto alludere Guterres.

Al Consiglio di sicurezza cinque paesi dispongono di un diritto di veto, eredità del 1945 e delle dinamiche volute dai vincitori della guerra: Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito e Russia. Nei periodi di forte tensione ognuna delle grandi potenze usa il veto per proteggere i suoi alleati, ignorando l’obiettivo dell’Onu, ovvero conservare la pace e la sicurezza nel mondo.

Oggi sono in corso diversi conflitti e crisi che dovrebbero preoccupare la comunità mondiale, dalla Birmania alla Bielorussia e all’Ucraina, dalla guerra sporca in Yemen a quella in Etiopia. L’Onu, però, è costretta a limitarsi quasi esclusivamente agli interventi umanitari, un aspetto essenziale ma non sufficiente per risolvere le crisi.

Molto tempo fa ho incontrato uno dei primi funzionari dell’Onu, l’irlandese Brian Urquhart, che da segretario generale aggiunto creò la prima forza di mantenimento della pace. Questo ex soldato della seconda guerra mondiale, morto nel 2021 a 101 anni, mi raccontò l’entusiasmo e le speranze degli inizi, ma aggiunse: “È durata solo pochi mesi, poi è cominciata la guerra fredda”. Da questo punto di vista, la storia sembra ripetersi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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