Veronica Pacini
Il corpo della femmina
Fandango, 272 pagine, 18 euro

Ho avuto le prime mestruazioni alle scuole elementari, una croce che mi ha garantito il privilegio di poter usare il bagno delle maestre. Con le mestruazioni, è cresciuto un corpo che ho imparato prima a nascondere, poi a scoprire, a gestire sempre. All’educazione sessuale che è seguita sono stata iniziata dal ritrovamento di una copia di Porci con le ali di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice, ben nascosta nella libreria di casa. L’esordio di Veronica Pacini è un’occasione per ripercorrere le stazioni della processione che sono stati il mutamento, la scoperta e la percezione del nostro corpo. Passiamo in rassegna queste tappe con Erica da quando, a cinque anni, percepisce il proprio corpo per la prima volta e per la prima volta ne ha vergogna. Da quel momento quell’ammasso di carne e cultura è torturato, nascosto, mistificato e rifiutato. Per espiarne la vergogna, Erica lo sacrifica, lo umilia, lo controlla e lo offre. Pacini ha scritto un libro di formazione adottando come taglio il rapporto della protagonista con il corpo, il suo e quello delle altre. Mantenere un solo filtro per tutto il romanzo è difficile e ogni tanto il testo sembra sfuggire al controllo dell’autrice, ramificandosi in una serie di sottotrame. Ma non è importante: senza perdersi in ambizioni educative, l’autrice racconta la costellazione di eventi che formano davvero i corpi delle donne, ben oltre la loro fisicità. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati