Elon Musk è abile nel catturare l’attenzione delle persone. Nei mesi scorsi i mezzi d’informazione si sono occupati molto del suo acquisto di Twitter e del caos che ne è venuto fuori. Nel frattempo, però, non possiamo dimenticare le altre attività dell’imprenditore statunitense, soprattutto perché una di loro minaccia di alterare il nostro rapporto con il cielo notturno: Starlink. Se ne avete già sentito parlare, probabilmente è in relazione alla guerra in Ucraina, visto che il governo e l’esercito di Kiev hanno usato questo sistema satellitare per connettersi a internet.

Starlink è stato creato dall’azienda spaziale di Musk, la SpaceX, e può contare su più di tremila satelliti in orbita bassa che trasmettono un segnale ai dispositivi sulla Terra. La forza di Starlink deriva dalla possibilità di connettere alla rete le aree rurali e il sud del mondo, ma ci sono seri dubbi che questo sia davvero il suo obiettivo. Quando furono lanciati i suoi primi satelliti, capitava raramente di individuarne uno. Ma le cose sono cambiate quando sono diventati prima centinaia e poi migliaia. Considerate questo aspetto: da quando l’Unione Sovietica lanciò il primo satellite Sputnik, nel 1957, circa 13.600 satelliti sono entrati nell’orbita terrestre, lanciati da governi e aziende private. Circa 6.700 sono ancora attivi. La SpaceX controlla già metà di quelli in orbita e vorrebbe lanciarne molti altri. Ha in programma di gestire una flotta di dodicimila satelliti entro il 2026, ma potrebbe arrivare a 42mila.

La proliferazione dei satelliti erode le tradizioni dei popoli nativi e in generale il legame tra gli esseri umani e la natura

Dopo il lancio delle prime decine di satelliti, gli astronomi hanno cominciato a segnalare un problema: quelli di Starlink interferivano con le immagini dello spazio ricostruite dagli scienziati. Quando attraversavano un’area su cui erano puntati i telescopi, producevano linee luminose nell’immagine, rendendola inutilizzabile. Con i lanci successivi la situazione è peggiorata esponenzialmente.

Oggi il problema non riguarda solo gli astronomi. Anche le persone comuni notano i satelliti nel cielo, soprattutto al crepuscolo e all’alba, quando gli apparecchi hanno maggiori probabilità d’intercettare la luce solare. Quelli di Starlink hanno un’orbita bassa, quindi sono più facili da rilevare. Inoltre, formano una fila che crea una serie di strisce nelle immagini dello spazio. Intervistato dal sito d’informazione statunitense Vox, l’astrofisico Tony Tyson ha dichiarato che quando saranno decine di migliaia, “vedremo un cielo costellato di satelliti”.

Gli effetti di questo sviluppo saranno mondiali, ma si noteranno soprattutto in alcune aree del pianeta. Chi abita in città è abituato all’inquinamento luminoso: a causa delle luci nelle strade, nei negozi e negli spazi pubblici, vediamo poche stelle sopra di noi. I satelliti minacciano di aggravare questo problema, soprattutto nelle aree del mondo in cui il cielo è ancora libero.

Mentre il loro numero continua a crescere, i satelliti riflettono ancora di più i raggi solari nell’atmosfera, peggiorando l’inquinamento luminoso e creando un nuovo “alone di luce” che, secondo gli scienziati, ridurrà ulteriormente il numero di stelle che potremo vedere, con conseguenze sia per gli esseri umani sia per gli animali.

L’inquinamento luminoso ha già colpito le specie di tutto il mondo e un suo aumento minaccerebbe di alterare le rotte migratorie di alcuni uccelli. I tentativi della SpaceX di ridurre la riflettività dei satelliti finora sono stati poco efficaci.

L’imprenditore non ha mantenuto le sue promesse, e gli scandali che lo riguardano si sono moltiplicati

Ma c’è un problema ancora più serio. Gli esseri umani hanno da tempo un legame profondo con il cielo. Oltre al piacere di osservare gli astri, alcune popolazioni si affidano alle stelle per guidare le loro società. Starlink minaccia d’interrompere questo legame. Le popolazioni indigene hanno sottolineato i danni causati dai satelliti al cielo notturno, richiamando l’attenzione su quello che alcuni hanno definito astrocolonialismo. La proliferazione di questi apparecchi erode le tradizioni dei popoli nativi e in generale il legame tra gli esseri umani e la natura. Questo aspetto solleva interrogativi ancora più importanti, ed è importante nel dibattito su Elon Musk.

Negli ultimi dieci anni l’imprenditore statunitense è stato presentato come un salvatore del clima e un artefice del nostro futuro. I suoi difetti e gli abusi di potere sono stati ignorati in nome delle grandi ricompense che ha promesso di regalare al genere umano, dalle auto che si guidano da sole alla colonizzazione di Marte.

Ma negli ultimi anni è diventato evidente che non merita di essere considerato un pioniere. Musk, infatti, non ha mantenuto le sue promesse, e gli scandali che lo riguardano si sono moltiplicati. Il miliardario ha reagito caricando a testa bassa e continuando a portare avanti la sua visione del futuro dell’umanità, a prescindere da qualsiasi danno collaterale: dalle vittime degli incidenti dovuti alla guida automatica alla minaccia che incombe su una riserva naturale a causa delle sue ambizioni spaziali, fino all’alterazione di quello che quasi otto miliardi di persone vedono quando alzano gli occhi al cielo.

Pensiamo alla recente scommessa di Musk di usare Starlink in Ucraina come merce di scambio. All’inizio della guerra gli Stati Uniti hanno inviato ventimila dispositivi di ricezione Starlink in Ucraina, permettendo a Musk di attribuirsi il merito dell’operazione anche se Washington e altri governi occidentali hanno pagato buona parte del conto. Tuttavia, dopo uno screzio su Twitter con l’ambasciatore ucraino in Germania Andrij Melnyk, Musk ha minacciato d’interrompere il servizio, fino a quando il vicepremier ucraino Mykhailo Fedorov ha twittato che Musk è “tra i principali benefattori privati dell’Ucraina”. La mattina successiva Musk ha annunciato che non avrebbe interrotto il servizio. Il suo ego, a quanto pare, era stato adeguatamente solleticato.

Se analizziamo le conseguenze delle attività dell’imprenditore, il cielo notturno è solo la punta dell’iceberg. In futuro sulla Terra potrebbe precipitare una quantità maggiore di detriti, provenienti dai satelliti o dai razzi usati per lanciarli in orbita. Inoltre, quando un veicolo spaziale rientra sulla Terra produce ossido di alluminio, una sostanza che (tra le altre cose) danneggia l’ozono.

Con l’aumento dei satelliti, infine, cresce anche il rischio di collisioni in orbita. Già oggi Starlink è responsabile di metà dei near miss, gli incidenti sfiorati. Sia l’Agenzia spaziale europea sia il governo cinese hanno avuto problemi con la presenza dei satelliti di Musk. Se questa dovesse davvero causare un incidente, si potrebbe innescare una situazione da sindrome di Kessler, cioè un effetto a catena in cui i detriti di una collisione colpiscono altri satelliti, fino a quando l’orbita diventa così piena di rottami da limitare la possibilità di lanciare razzi nello spazio. Se succedesse, potremmo dire addio alla colonizzazione di Marte.

In molte aree degli Stati Uniti e del mondo manca ancora una connessione adeguata a internet, con limiti di velocità che compromettono l’accesso a tutto quello che c’è online. Ma la connessione satellitare non è la soluzione a tutti i problemi. In molte zone basterebbero investimenti pubblici per costruire reti 5g e in fibra ottica. L’unico inconveniente è che questa soluzione non ha il fascino futuristico di Starlink ed è difficile da promuovere. Come succede in Ucraina e in Iran, Starlink potrebbe essere più utile in campo militare e in altri settori. Lo dimostra il recente annuncio della creazione di Starshield: uno Starlink per l’esercito.

Negli ultimi anni ci siamo abituati alle conseguenze dell’eccessivo entusiasmo per le iniziative tecnologiche, dalla disinformazione sui social network agli abusi sul lavoro. Fortunatamente questi problemi si possono affrontare con le leggi. Con la corsa ai satelliti scatenata da Musk, invece, le cose sono più complicate.

Di recente la commissione federale per le comunicazioni degli Stati Uniti ha riorganizzato la sua divisione spaziale “per soddisfare meglio i bisogni della crescente industria satellitare”, senza preoccuparsi del rischio di lanciare troppi satelliti. Tra l’altro le decisioni della commissione non hanno alcun effetto sui satelliti di altri paesi, dalla Cina agli stati europei.

Mentre l’opinione pubblica sta riconsiderando il suo apprezzamento per Musk, è arrivato il momento di rivalutare anche le idee che il miliardario ci ha venduto. E magari chiederci a cosa serve davvero lanciare decine di migliaia di satelliti in orbita. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati