In passato per chi rifletteva sulla propria sessualità c’erano solo due dimensioni: quella interiore e l’incontro diretto con gli altri. Oggi internet ha aperto un mondo di possibilità. Leggi
Mentre i colossi della tecnologia provano a creare la versione migliore di un nuovo universo virtuale, l’industria del gaming lo sta sperimentando da tempo. Il video del Financial Times. Leggi
Oggi ha 1,5 milioni di dipendenti ed è la più potente piattaforma mondiale di commercio online fuori dalla Cina. Eppure non è questa la sua attività più redditizia e la vera fonte della sua ricchezza economica. Il video di Le Monde. Leggi
I non-fungible token sono certificati di autenticità che stabiliscono l’unicità e la proprietà di un’opera d’arte digitale. Possono garantire guadagni più stabili agli artisti, ma sono esposti ai rischi di crollo. Il video del Financial Times. Leggi
La nuova versione della piattaforma promette di risparmiare molta energia in termini di impatto ambientale. Un ritorno di immagine che potrebbe consentire alla sua criptovaluta, ether, di diventare la principale al mondo. Leggi
Le nuove tecnologie ci permettono di superare l’isolamento, ma rendono più stressante la nostra vita di relazione. Può essere una lezione utile per il futuro. Leggi
Chi è nato con internet forse ha poca voglia di ragionare sull’uso delle nuove tecnologie. Ma questo non significa che sia sbagliato lanciare avvertimenti. Leggi
Per impedire ai cittadini di informarsi, nel mondo digitale la censura usa la paura, l’attrito e l’inondazione. Leggi
“Volevo capire chi sono le persone che scrivono commenti carichi d’odio su internet”, dice il documentarista norvegese Kyrre Lien. Leggi
Il sogno di migliaia di giovani cinesi che sperano di diventare famosi presentando trasmissioni in diretta streaming. Leggi
Quanto sono reali i rischi di un attacco informatico negli Stati Uniti o in Europa? La tentazione di reagire in modo eccessivo – con leggi restrittive o investendo in strumenti di difesa – è forte. Ma in un articolo uscito otto anni fa sulla Boston Review, Evgeny Morozov già lamentava la mancanza di ogni elemento concreto quando si parla di guerre informatiche. Leggi
Da quasi due mesi il governo del Camerun ha deliberatamente oscurato internet nella parte anglofona del paese, ufficialmente bilingue, dov’è attualmente in corso un’ondata di proteste contro le discriminazioni. Leggi
Dread Pirate Roberts era lo pseudonimo dell’amministratore del mercato nero online Silk Road, il sito dove si trovava in vendita ogni cosa proibita nel mondo reale e sull’internet che conosciamo. Secondo l’Fbi dietro quel profilo si nascondeva il ventinovenne Ross William Ulbricht, arrestato nel 2013. La teoria del documentario Deep web è però che quell’indagine abbia parecchi punti oscuri. Leggi
A Cuba una nuova generazione di blogger sfida il monopolio dello stato sui mezzi d’informazione. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) nell’isola sono stati aperti circa tremila blog indipendenti. Ma l’accesso a internet è ancora troppo costoso per la maggior parte dei cubani. Il video dell’Afp. Leggi
Nella prima inquadratura di Lo and behold, il nuovo film di Werner Herzog, si vedono dei ragazzi che passeggiano nei viali dell’università della California, a Los Angeles. La voce fuori campo del regista tedesco si chiede se quegli studenti sono consapevoli di trovarsi nel luogo in cui è cominciata “una delle più grandi rivoluzioni che gli esseri umani stanno vivendo”. Leggi
“La lotta del XXI secolo sarà quella per il diritto al possesso dei nostri dati e sarà combattuta tra la comunità civile e le aziende” è questa la predizione di Paul Mason, giornalista economico britannico di Channel 4 e di The Guardian. Ha partecipato, insieme a Evgeny Morozov, sociologo russo che si occupa di mezzi di comunicazione di massa e nuove tecnologie, al dialogo sull’impatto che l’accesso ai dati ha sulla nostra libertà e sulla democrazia. L’incontro, moderato da Pierfrancesco Romano, giornalista di Internazionale, ha avuto luogo al Teatro Comunale di Ferrara, il 1 ottobre alle 11, nell’ambito del Festival di Internazionale.
“La questione centrale è la regolamentazione dello spazio cibernetico” spiega Morozov. Tutto nasce, secondo il sociologo russo, da un’idea iniziale, poi ripresa dalle aziende della Silicon Valley, che vedeva il cyberspazio come un luogo diverso dal mondo reale, in cui le leggi comuni non possono valere. Per questo spazio vale una legislazione diversa, il cosiddetto diritto cibernetico. “Quando si è tentato di regolamentare un’attività online con le regole del diritto nazionale, ad esempio per Airbnb, l’azienda è ricorsa in giudizio. La sua difesa? Che la regolamentazione limita la sua libertà ed è assimilabile alla censura”. Questo meccanismo dà il via libera a molte attività che dovrebbero invece essere regolamentate.
Attività come quelle di Facebook, Google, Amazon e Uber. Tutte queste società hanno imparato a sfruttare economicamente il collegamento e la comunicazione tra le persone. “La parola chiave è esternalità, quella che si esercita nello spazio tra economia e informazione” afferma Mason. Le aziende ci offrono servizi in apparenza gratuiti, che noi paghiamo cedendo loro la titolarità dei nostri dati collettivi. Questi diventano proprietà dell’azienda, che ci costruisce sopra il suo business. “La mano sinistra buona ci dà i servizi gratuitamente mentre la mano destra prende i nostri dati e può addirittura rivenderli” rincara Morozov, secondo cui il rischio è che i nostri dati finiscano nelle mani di banche o assicurazioni. “I dati sono così importanti che l’industria tecnologica riesce a controllare persino il nostro pensiero e la nostra immaginazione, attraverso la costruzione di storie.”
Internet può così diventare un rischio per la democrazia, secondo Mason. E come può esistere democrazia se non si possiede la tecnologia da cui si dipende? Si chiede Morozov. E, d’altro canto, perché il costo di un sistema alternativo alla Silicon Valley dovrebbe ricadere sul cittadino consumatore, che si troverebbe a dovere pagare di più un servizio offerto da aziende tradizionali? Su questo, Mason e Morozov sono d’accordo: occorre che la comunità si riappropri della tecnologia alla base della gestione dei servizi. “Per uscire da questa situazione, occorre un’alternativa a Uber e Airbnb che sia di tipo governativo” afferma Morozov. Significa quindi un intervento pubblico per costruire infrastrutture digitali, e per raccogliere e gestire i dati che ora sono nelle mani delle aziende della Silicon Valley. “Il consiglio comunale di Ferrara potrebbe, ad esempio, incaricare degli sviluppatori perché scrivano una app che faccia lo stesso lavoro di Uber” sollecita Mason.
L’intervento pubblico è tanto più urgente, poiché le società digitali si stanno muovendo molto più di quanto pensiamo, per avere sempre più potere. “Ad esempio, Google influenza la politica, operando spesso a Bruxelles. Inoltre, si sta ritagliando un ruolo nel settore dell’energia” afferma Morozov, che termina, domandandosi “Vogliamo davvero che in futuro tutto sia gestito da Airbnb, Uber e Google?”
Barbara Zambelli
Meno privacy, più sicurezza: è il messaggio che gli svizzeri hanno mandato ai loro leader. Nel voto del 25 settembre il 65,5 per cento degli elettori si è pronunciato a favore di una legge che autorizza i servizi segreti a sorvegliare le comunicazioni telefoniche e le attività su internet. Leggi
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