La lotta per la successione a Vladimir Putin, che secondo i mezzi d’informazione è in corso, mostra la miseria della politica russa: non è una lotta tra formazioni politiche organizzate, ma tra bande di oligarchi, tra centri di potere informali. Già il fatto che la forza militare russa più efficace in Ucraina non sia l’esercito, ma una compagnia privata, la Wagner, la dice lunga: in Russia oggi ci sono i signori della guerra, qualcosa che associamo agli stati canaglia. Contro l’ascesa di questo esercito privato è successa una cosa divertente: si è schierata in Ucraina una compagnia militare privata di veterani statunitensi, che con meravigliosa ironia si è chiamata Mozart (nel frattempo questo gruppo si è sciolto).

Quello che rende interessante la situazione è la combinazione tra questa regressione verso uno stato canaglia e una versione del fondamentalismo religioso specificamente russa. La celebrazione della morte nella Russia di oggi è cominciata con alcuni predicatori religiosi, convinti che i russi possono “diventare se stessi” solo uccidendo, e che “l’intera creazione divina” è oggi in gioco in Ucraina. Seguendo questa linea Vladimir Solovëv, uno dei principali propagandisti di Putin, in un messaggio di capodanno trasmesso dalla televisione russa ha detto: “La vita è sopravvalutata. Perché temere quello che è inevitabile? Soprattutto quando si va in paradiso. La morte è la fine di un percorso terreno e l’inizio di un altro. Non lasciamo che la sua paura influenzi le nostre decisioni. Vale la pena vivere solo per qualcosa per cui si può morire. Stiamo combattendo contro dei satanisti. Questa è una guerra santa e dobbiamo vincere”. Magomed Kitanaev, teologo ceceno e comandante nell’esercito russo, ha portato questo ragionamento alle estreme conseguenze: “Ucraini, perché avete permesso le parate gay a Kiev, Charkiv e Odessa? Perché non vi siete ribellati al vostro governo, controllato dai fascisti? Senza vergogna davanti a dio, queste persone stanno palesemente diffondendo le loro oscenità”.

Quando ridiamo con costernazione della follia ideologica della Russia di oggi, dovremmo ricordare che le sue radici affondano in quell’ortodossia che molti in occidente ammirano

Per capire davvero l’influenza di ideologi come Aleksandr Dugin o Solovëv bisogna analizzare le loro radici nella tradizione russa del cosmismo. Il cosmismo si sviluppò a partire dalle opere del filosofo russo Nikolaj Fëdorov che, come scrive Jules Evans, professore della Queen Mary university di Londra, nel Regno Unito, “fu soprannominato il ‘Socrate di Mosca’ per le sue abitudini ascetiche e le sue idee radicali. Fëdorov aveva un obiettivo: il raggiungimento dell’immortalità e la resurrezione dei morti”. Tra i suoi seguaci comunisti c’erano Konstantin Tsiolkovskij (che teorizzò i viaggi spaziali), Aleksandr ­Bogdanov (bersaglio della critica di Lenin ­­
all’“empiriocriticismo”, che praticava la trasfusione di sangue come mezzo per prolungare la vita) e – in una perfetta coincidenza – Vladimir Solovëv, un pensatore religioso della seconda metà dell’ottocento.

Secondo Evans, il primo Solovëv “invocava una teocrazia universale sotto uno zar russo, per accelerare il ‘lungo e difficile passaggio dell’umanità dall’umanità-bestia all’umanità-dio’. Lo stadio successivo dell’evoluzione consisteva nel diventare esseri spirituali immortali: solo Cristo aveva raggiunto quello stadio fino ad allora, ma tutta l’umanità lo avrebbe seguito presto. Solovëv, tuttavia, pensava che questa evoluzione spirituale sarebbe avvenuta attraverso mezzi magico-spirituali, mentre Fëdorov insisteva sulla resurrezione scientifica. Ma entrambi concordavano sul fatto che l’umanità sarebbe stata salvata dalla teocrazia russa”.

Denys Sultanhaliiev, dell’università di Tartu, in Estonia, ha esplorato i legami tra i due Solovëv e ha stabilito una chiara discendenza dal cosmismo russo, nella sua forma mistica come in quella scientifica. Sultanhaliiev individua una linea diretta tra il cosmismo prevalente nei primi anni dell’Unione Sovietica, che influenzò profondamente anche il programma spaziale sovietico, il nichilismo e la politica del rischio calcolato sul fronte nucleare in atto oggi con Putin. La chiave è la fede nella resurrezione e nella vita eterna. Ma il cosmismo poteva emergere solo all’interno dell’interpretazione russo-ortodossa del cristianesimo, la cui formula di base è “dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventi dio”. È così che i cosmisti interpretano Cristo, dio-uomo: come modello a cui tutta l’umanità dovrebbe aspirare. Un’idea che si contrappone a quella di Martin Lutero, che vedeva l’uomo come un escremento di dio.

Quando ridiamo con costernazione della follia ideologica della Russia di oggi, dovremmo ricordare che le sue radici affondano in quell’ortodossia che molti in occidente ammirano, vedendoci una cura contro il protestantesimo occidentale che ha aperto la strada alla decadenza liberale. In un modo perverso hanno ragione: la morte risolve tutti i problemi. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati