Mia figlia di undici anni è bravissima nel pattinaggio sul ghiaccio e noi la stiamo incoraggiando a intraprendere un percorso pre-agonistico. Come faccio a liberarmi del dubbio che, oltre che a incoraggiarla, stiamo anche proiettando su di lei le nostre aspettative?–Katia
Sul fatto che stiate anche proiettando le vostre aspettative su di lei ci sono pochi dubbi: è sicuramente così. Ma non è necessariamente un male. La psicologa Irene Bernardini, nel suo libro Bambini e basta (che a tredici anni dalla sua pubblicazione resta un’ottima lettura di pedagogia), ha scritto: “Tutti noi genitori, indistintamente, ci aspettiamo che i nostri figli ci diano delle soddisfazioni. È normale, è fisiologico. In altre parole, un certo grado di investimento narcisistico sui figli è buono, fa bene anche a loro. Quando mi aspetto che mio figlio se la cavi bene a scuola o in uno sport, che si faccia ben volere dagli amici e dagli altri adulti, che, in generale, s’impegni nelle piccole e grandi prove, gli faccio un piacere sempreché non esageri: è come se puntassi gli occhi un poco più in là dei traguardi già raggiunti, è come se gli indicassi la meta. Come se gli dicessi: ‘Dai, che ce la fai! Dai, che sei bravo!’”. Sono d’accordo con lei. Se uno di voi due nasconde il sogno frustrato di una carriera nel pattinaggio sul ghiaccio o nello sport agonistico in generale, quella potrebbe essere un’importante bandierina rossa da tenere presente. Altrimenti va bene sostenere energicamente vostra figlia, stando attenti a lasciarle sempre lo spazio per cambiare idea e mollare tutto, senza sentire la pressione della vostra delusione.
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati