Sono figlia unica e da cinque anni vivo in Svezia, dove è nata anche mia figlia e dove mi trovo molto bene. Di recente a mio padre è stata diagnosticata una malattia che, anche se non grave, richiede assistenza e mi sto domandando se rinunciare alla mia vita da mamma single qui per riavvicinarmi ai miei.–Carola

La risposta di pancia è quella più scontata: è evidente che tornando ad abitare vicino ai tuoi genitori gli porteresti un grande aiuto psicologico e logistico, e non dovresti più subire il senso di colpa. Ma lascia che ti dica un’altra cosa: non è detto che tornare vicino ai tuoi sia necessariamente la soluzione migliore. Certo, per tuo padre e tua madre istintivamente sarebbe una gioia. Ma per te, e per tua figlia, potrebbe significare rinunciare a un equilibrio conquistato con fatica, a un benessere che ti appaga e al futuro che hai immaginato. E allora non è per niente detto che per tuo padre sarebbe un sollievo vederti sacrificare la tua vita: molti genitori preferiscono sapere che i figli sono felici, anche lontani, piuttosto che vicini ma insoddisfatti. Oggi esistono tanti modi per essere presenti senza essere fisicamente lì, a partire dai viaggi a basso costo, le comunicazioni digitali e la presenza nella gestione pratica dell’assistenza. E non sempre la distanza fisica equivale a quella emotiva. In definitiva, quindi, quello che volevo dirti è che la risposta al tuo dilemma è molto meno scontata di quanto si possa pensare e che entrambe le decisioni sarebbero valide e giuste. Non ti resta che analizzare la situazione nel modo più onesto possibile e fare la tua scelta.
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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati