Forse stiamo facendo proprio come Jerome K. Jerome sconsigliava di fare quando si prepara il tè. Controlliamo di continuo il bollitore per vedere se l’acqua bolle. Il bollitore è Giorgia Meloni, virgiliana dux femina . La sorvegliamo così tanto che sembriamo noi, gli oppositori, i primi a dubitare della sua natura di dux non di cent’anni fa ma di oggi. Infatti uno schieramento dice: ma su, niente pregiudizi, non esageriamo per un po’ di ovvia politica identitaria, vedrete che in futuro candideremo Meloni nelle nostre liste come oggi accade con Letizia Moratti. Un altro schieramento dice: se Meloni fa il bene del paese la sosterremo, ma se fa il male, la tratteremo, sebbene femina , con la necessaria durezza. Un altro ancora sussulta: ecco, s’è tradita per la seconda volta, sta venendo a galla la sua nerezza. In realtà ci vergogniamo di riconoscere che l’Italia, di costituzione antifascista, sta fornendo all’Europa, al mondo, di nuovo, un modello politico di estrema destra; e che la cosa accade anche per via dei nostri svariati livelli di connivenza, anche perché da decenni, in una rincorsa insensata, abbiamo facilitato a quel modello la strada adottando, come se fossero di sinistra innovativa, non solo politiche ma formule, atteggiamenti, per loro natura di destra. Se non ci sentissimo colpevoli, da tempo non avremmo dubbi: ora che la fiamma arde, l’acqua nel bollitore bollirà.

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati