Le giornate continuano a essere insolitamente calde per l’inverno tedesco. È comodo, certo, soprattutto al mattino presto quando accompagno i bambini a scuola e all’asilo in bicicletta. Eppure c’è la sensazione che manchi qualcosa. Mi piacerebbe vedere il lago Alster ghiacciato e vorrei che nevicasse di più.

Nel 2024 la temperatura media globale è aumentata di 1,6 gradi rispetto all’era preindustriale, il valore più alto mai registrato. Significa che è stata superata la soglia di 1,5 gradi, uno degli obiettivi chiave dell’accordo di Parigi. Anche se non basta la temperatura di un singolo anno per compromettere il limite di Parigi, la speranza di mantenere il riscaldamento globale entro questa soglia ormai è svanita. Nel frattempo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha già firmato, tra altri ordini esecutivi, il ritiro da quegli accordi. Quindi come minimo i prossimi quattro anni saranno persi. Anzi, in questo periodo si costruiranno nuovi impianti di estrazione e oleodotti, con conseguenze destinate a durare per decenni. Di questo passo anche l’obiettivo successivo, contenere l’aumento della temperatura entro due gradi, diventerà irraggiungibile.

Alla fine per il capitalismo gli obiettivi di sviluppo sostenibile non sono altro che slogan utili a fare profitto. Il problema è che questa marcia indietro non riguarda solo gli Stati Uniti

Negli Stati Uniti si sta assistendo a un’inversione di marcia non solo sul fronte dei diritti. Le aziende tecnologiche, invece di opporsi all’amministrazione Trump, sostengono attivamente l’estrazione di combustibili fossili. La ragione principale è la carenza di energia elettrica per i data center, che hanno consumi in crescita vertiginosa per far fronte allo sviluppo dell’intelligenza artificiale (ia). Si stima che entro il 2030 il consumo globale di energia elettrica possa addirittura raddoppiare.

Naturalmente l’impennata dei prezzi dell’elettricità ha fatto lievitare i costi di sviluppo dell’ia. Per questo i giganti della tecnologia non solo stanno facendo riattivare le centrali nucleari, ma stanno anche intensificando la loro dipendenza dai combustibili fossili, considerati più economici. Se la competizione con la Cina nel settore dell’intelligenza artificiale aumenterà, con conseguenze per l’ambiente ancora più gravi, la decarbonizzazione rimarrà un sogno.

Probabilmente anche le aziende giapponesi sono soddisfatte dell’elezione di Trump. Secondo alcuni la Toyota è stata la principale finanziatrice del negazionismo climatico tra le case automobilistiche nelle ultime tre campagne elettorali giapponesi. Anche nella mia famiglia siamo passati dal modello ibrido Prius alla Sienta, quindi non possiamo che essere dispiaciuti. Allo stesso tempo non vorrei neanche comprare un’auto elettrica Tesla: il recente comportamento di Elon Musk ha reso evidente che si tratta di un tecnocrate interessato solo al profitto, senza alcuno scrupolo per l’ambiente o i diritti umani.

Alla fine per il capitalismo gli obiettivi di sviluppo sostenibile non sono altro che slogan utili a fare profitto. Il problema è che questa marcia indietro non riguarda solo gli Stati Uniti. Il governo francese, vista la nuova amministrazione di Washington, sta chiedendo all’Unione europea una sospensione delle regolamentazioni Esg (i criteri usati per valutare la condotta di un’azienda in termini ambientali e sociali) per reggere la concorrenza internazionale. Nemmeno la Germania, con la sua economia stagnante, potrà opporsi.

Per limitare gli effetti dei disastri naturali non si può ignorare la realtà. Gli incendi in California hanno mostrato che neanche i più ricchi possono sfuggire agli effetti della crisi climatica. Detto ciò, le persone più povere dovranno ricostruire le proprie case e continuare a viverci, mentre quelle più ricche si trasferiranno in luoghi più sicuri. Nonostante i disastri, non ci saranno cambiamenti significativi nei comportamenti individuali.

Gli eventi degli ultimi mesi fanno tornare in mente il fenomeno che Antonio Gramsci definì rivoluzione passiva. Tuttavia, l’amministrazione Trump non è monolitica e non è necessariamente stabile. Anche se la sinistra statunitense non controlla la camera e il senato, potrebbe comunque ritardare gli ordini esecutivi facendo una resistenza disperata. Senza perdere la speranza, bisogna continuare a riflettere su cosa si può fare per le persone che vedono minacciati il proprio stile di vita e la propria sopravvivenza. ◆ jb

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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati