Il 13 ottobre è stato rivelato che “quindicimila ucraini hanno deciso di organizzare un’orgia di massa nel caso in cui la Russia lanciasse un attacco nucleare contro il loro paese”. E si sono iscritti a un gruppo su Telegram chiamato “Orgia a Sčekavytsa: ufficiale”. L’evento si svolgerebbe sulla collina di Sčekavytsa, vicino a Kiev. “Anche nello scenario peggiore le persone cercano qualcosa di buono. È l’ottimismo degli ucraini”, ha commentato una donna intervistata da Radio Free Europe. Nel frattempo sono nati gruppi simili, tra cui uno che annuncia un’orgia a Odessa. L’idea del sesso di gruppo va presa come un progetto che afferma la vitalità in un momento di disperazione. La vera inciviltà è quella di cui si sta macchiando la Russia, che fornisce il viagra ai soldati per stuprare le donne ucraine. Il 14 ottobre l’inviata dell’Onu Pramila Patten ha dichiarato all’agenzia di stampa Afp che gli stupri attribuiti alle forze di Mosca in Ucraina rientrano “nella strategia militare russa”. È una “tattica di deliberata disumanizzazione delle vittime”, ha aggiunto.

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Ancora una volta mi sono vergognato del mio paese, dopo aver letto il modo in cui il dottor Matjaž Gams, rappresentante della ricerca scientifica nel consiglio di stato sloveno, ha reagito a questa presunta idea ucraina dell’orgia. Gams ha detto che, quando una civiltà entra nel suo periodo di decadenza, appaiono “idee strane e morbose”. E così l’idea “strana e morbosa” sarebbe il progetto di una grande orgia (basata ovviamente sul consenso) e non gli attacchi russi contro i civili? Il 18 ottobre Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin, ha dichiarato che i territori ucraini annessi da Mosca sono “parti inalienabili della federazione russa” e come tali “a loro è garantito lo stesso livello di protezione del resto del territorio russo”. Questa affermazione implica che, visto che l’Ucraina controlla alcune zone dei territori posti sotto l’ombrello nucleare di Mosca, si espone a un attacco nucleare. Non c’è da stupirsi del fatto che sui siti di scommesse su internet ci sia chi punti sull’attacco atomico. La cosa che dà ulteriore credibilità a questa minaccia è che i russi hanno ordinato l’evacuazione di Kherson in modo che, se l’Ucraina dovesse riconquistarla, la città potrebbe essere colpita da una bomba nucleare: tutto è permesso nella lotta contro i “satanisti”, come li chiama Putin.

L’idea del sesso di massa nel caso in cui la Russia lanciasse un attacco nucleare contro l’Ucraina va presa come un progetto che afferma la vitalità in un momento disperato

Ma ancora più morbosa della brutalità russa è l’idea di alcuni pacifisti “di sinistra” secondo cui ora sarebbe il momento d’inviare una delegazione europea a Mosca per negoziare i termini della pace. Naturalmente dovremmo fare tutto il possibile per evitare una nuova guerra mondiale, ma per riuscirci dovremmo fare una valutazione realistica di cosa sia oggi la Russia. Dovremmo farla finita con lo stupido concetto dell’Eurasia, l’idea che solo un patto con Mosca potrebbe permettere all’Europa di evitare il destino di partner debole degli Stati Uniti nel conflitto con la Cina: per come stanno le cose ora, la Russia è più pericolosa della Cina. Un’Europa che esercita pressioni sull’Ucraina affinché accetti un compromesso con la Russia è esattamente quello che il Cremlino vuole, quindi dovremmo continuare a non trattare con Mosca.

Al tempo stesso però non dovremmo ignorare i russi che si oppongono alla guerra. Da questo punto di vista i leader ucraini stanno commettendo un errore: il giornalista polacco Sławomir Sierakowski ha sottolineato che “un’alleanza tra il governo ucraino e l’opposizione bielorussa sembra naturale, ma non è stata fatta. Al contrario, alcuni leader ucraini hanno respinto potenziali partner”. Sierakowski prosegue: “Si pensi alla reazione di Mychajlo Podoljak, importante consigliere di Volodymyr Zelenskyj, dopo la notizia che il premio Nobel per la pace di quest’anno sarebbe stato condiviso dal difensore bielorusso dei diritti umani Ales Bjaljatski, dalla ong russa Memorial e dal Centro ucraino per le libertà civili. Podoljak ha twittato: ‘Il comitato del Nobel ha una strana concezione della parola pace, se i rappresentanti di due paesi che hanno attaccato un terzo ricevono il premio Nobel. Né le organizzazioni russe né quelle bielorusse sono state in grado di organizzare la resistenza’”.

Come scrive Sierakowski, questo non solo è moralmente sbagliato, ma è anche politicamente stupido. I russi che si oppongono alla guerra ora si trovano in una strana situazione: sono definiti traditori dall’establishment di Putin e considerati fiancheggiatori dagli ucraini. Così il significato della guerra ucraina è offuscato.

Non è una lotta tra “verità europea” e “verità russa”, come sostengono sia l’ideologo di Putin Aleksandr­ Dugin sia alcuni ucraini, è una battaglia mondiale contro il fondamentalismo nazionalista che sta prendendo forza ovunque, in Russia e negli Stati Uniti, in India e in Cina. Se c’è un tema su cui gli ucraini hanno perso un po’ di rigore morale è questo, non certo per l’idea di fare un’orgia vicino a Kiev. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati