◆ A Belgrado lungo il fiume Sava non ci sono più i locali flottanti sull’acqua come il Crni Panteri, dove diverse volte mi è capitato di essere investito dalla potenza dei suonatori zigani, la cui musica è euforia e morte. Ci sono invece migliaia di persone che ogni giorno si fermano per quindici minuti di silenzio in ricordo dei 15 morti causati il 1 novembre 2024 dal crollo di una pensilina appena ristrutturata nella stazione di Novi Sad. E questo da allora avviene in tutta la Serbia. Sono lunghi a passare quindici minuti. Ti guardi intorno e ogni volto diventa significativo. Sono volti di ogni età, molti di donne. Gli studenti gestiscono l’ordine. Poco visibile la polizia. Proprio dagli studenti è partita la protesta contro la corruzione, il cui simbolo è un palmo di mano insanguinato, a ricordarci che la corruzione uccide, come anche in Italia sappiamo bene. E gli studenti si sono messi per strada a piedi per raggiungere le principali città del paese. Il cammino è la parte fondamentale dell’esperienza, perché è camminando che s’incontrano le persone. Un rigeneramento che ha investito anche i paesi più piccoli. Quello che sta accadendo in Serbia è una delle più coraggiose manifestazioni di vitalità civile in un’Europa sempre più impaurita. Andrebbe conosciuta meglio e supportata. Sabato 15 marzo ci sarà la mobilitazione più grande a Belgrado.
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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati