Tre anni fa veniva uccisa la militante ambientalista più importante dell’America Centrale. Ci sono state delle condanne, ma per i familiari non è stata fatta davvero giustizia. Leggi
Chi fa parte della carovana non può tornare indietro. A casa lo aspettano pallottole, fame e malattie. Le minacce di Trump sono inutili. Leggi
Arresti a Malta per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, scontri in Honduras, una criptmoneta per il Venezuela: cos’è successo nel mondo. Leggi
L’Onu e il papa affrontano la situazione dei rohingya, nuove denunce delle ong sui migranti, le elezioni in Honduras: cos’è successo nel mondo. Leggi
È il paese più pericoloso al mondo per i militanti ambientalisti. L’omicidio di Berta Cáceres non ha fermato la lotta per la difesa delle risorse naturali. Leggi
Un anno fa veniva uccisa la leader ambientalista Berta Cáceres. Era l’attivista honduregna più apprezzata e nota del mondo. Da anni era impegnata a fianco degli indigeni lenca per la difesa delle loro terre, sfruttate dalle grandi aziende. Leggi
Mentre la visita di Obama a Cuba e la firma degli accordi di pace in Colombia sembrano rappresentare la fine degli strascichi della guerra fredda, si potrebbe pensare che l’America Latina sia ormai un continente pacificato e avviato verso lo sviluppo, e che la violenza sia limitata alle guerre tra bande criminali. Ma l’omicidio di Berta Cáceres dimostra che la violenza politica non è affatto scomparsa. Leggi
Gli indici di scolarizzazione sono in relazione con la crescita economica più nei paesi ricchi che nei paesi poveri. Bisogna guardarsi dal trattare la scuola come un corpo isolato dal contesto sociale. Leggi
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ogni anno migliaia di donne dell’America Centrale e del Messico abbandonano le loro case per sfuggire alla violenza delle bande armate ma anche a quella domestica, cercando riparo negli Stati Uniti e dando così origine a una diaspora. Leggi
Lo rivela il quotidiano britannico The Guardian, che ha documentato la vicenda di alcune persone che – arrestate negli Stati Uniti e poi rimpatriate per immigrazione irregolare – sono state uccise poco dopo il rientro forzato nel paese d’origine. Leggi
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Tegucigalpa, la capitale dell’Honduras, per chiedere le dimissioni del governo e del presidente Juan Orlando Hernández accusato di corruzione. Si è trattato di una delle manifestazioni più vaste degli ultimi anni: hanno partecipato circa 60mila persone che hanno circondato il palazzo presidenziale.
L’opposizione chiede che sia aperta un’inchiesta indipendente su uno scandalo di corruzione che ha coinvolto alcuni funzionari dell’Istituto per la sicurezza sociale che avrebbero preso tangenti per 200 milioni di dollari. Il presidente Hernández ha ammesso che una parte della sua campagna elettorale nel 2013 è stata finanziata da aziende e personalità legate allo scandalo, ma ha negato di essere personalmente coinvolto nella vicenda e di esserne al corrente.
La corte suprema di giustizia dell’Honduras ha modificato l’articolo della costituzione che impedisce la rielezione del presidente. La corte si è pronunciata il 23 aprile sul ricorso presentato da sedici parlamentari del Partito nazionale, la formazione di destra al potere. La decisione dei giudici arriva sei anni dopo il colpo di stato che nel giugno del 2009 portò alla deposizione del presidente Manuel Zelaya. All’epoca il Partito nazionale era all’opposizione e accusava Zelaya di voler modificare la costituzione per farsi rieleggere. Oggi il presidente è Juan Orlando Hernández, eletto nel novembre del 2013 con il Partito nazionale, che dopo la decisione della corte potrà aspirare alla rielezione.
Secondo l’ultimo rapporto dell’organizzazione Global witness, le uccisioni di ambientalisti nel 2014 sono aumentate del 20 per cento rispetto all’anno precedente. L’ong parla di 116 morti a livello mondiale, di cui 29 in Brasile, 25 in Colombia e 15 nelle Filippine.
La morte violenta non è l’unico rischio a cui gli attivisti vanno incontro quando interferiscono con gli interessi di un’azienda o di un governo: lo studio denuncia anche numerosi casi di sequestro e altri tipi di minacce. Il paese più pericoloso per gli attivisti ambientali è l’Honduras, a causa delle sue “leggi reazionarie” e di un clima di “quasi totale impunità”: in tutto nel paese dell’America centrale sono state denunciate 111 morti dal 2002.
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