**◆ **Bei tempi quelli della guerra fredda. Il mondo era diviso in due blocchi ben squadrati che, forti nello spirito e sorvegliati nella carne, tenevano le testate nucleari in freezer. I cattivi stavano da una parte, i buoni dall’altra, e se questi ultimi facevano porcherie le facevano indiscutibilmente per amore del genere umano o del partito di appartenenza. Tale è la nostalgia di quegli anni che da qualche decennio si prova a sostituire il conflitto tra capitalismo e comunismo con quello tra occidente e oriente. Ma è un’operazione che non decolla. Su oriente e occidente lo spirito ben coltivato è scettico, crede poco a linee di demarcazione; e la carne, senza il soffio corroborante delle ideologie, ormai si vende a chi sventola più carta moneta, occidentale o orientale che sia. Per non dire della guerra, che invece che fredda tende a farsi caldissima. La conseguenza è che a sinistra, senza l’anticapitalismo, si è perso sempre più l’orientamento. Lì, oggi, c’è solo un’ideuzza-slogan ripetuta a ogni occasione: bisogna rispettare le regole. Quali? Tutte? E come? E a qual fine? Mah. Beata la destra che non si disorienta mai, è a suo agio a est e a ovest. Si compiace di liberare cattivi sentimenti, li riconosce e li suscita nel popolo, fa oggi il suo lavoro nero come lo ha fatto disciplinatamente durante la guerra fredda e sotto Berlusconi. Quanto alle regole, esige le sue.

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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati