Un’immagine allegorica femminile del Regno Unito, con il volto dell’ormai ex prima ministra britannica Liz Truss che in una mano tiene una grande pizza invece di uno scudo e nell’altra, al posto di una lancia, una forchetta con cui infilza degli spaghetti. Sopra il titolo: “Welcome to Britaly”, benvenuti in Britaly. L’immagine di copertina della rivista The Economist del 19 ottobre, uscita appena prima che Truss fosse costretta a dimettersi, mi ha ricordato l’altrettanto discussa copertina del settimanale tedesco Der Spiegel del 1977, che ritraeva una pistola sopra un piatto di spaghetti con il titolo “Urlaubsland Italien”, vacanze italiane. Le altre parole in copertina erano (in tedesco): sequestro di persona, estorsione, rapina a mano armata. Il titolo dell’Economist è un tripudio di stereotipi. Il Regno Unito starebbe “diventando come l’Italia” a causa del caos politico, della crisi economica, dell’instabilità e delle liti in parlamento. Questi luoghi comuni derivano dal fatto di non conoscere il sistema politico italiano. In Italia molti governi, specialmente tra il 1945 e il 1992, non sono stati affatto segnati dall’instabilità, ma hanno visto lo stesso partito al centro di un sistema stabile, con cambi di alleanze e coalizioni. Inoltre, dal punto di vista politico, il Regno Unito ha molto da invidiare all’Italia: una costituzione antifascista solida e ben scritta, che ha evitato un’eccessiva concentrazione del potere (è la ragione per cui è stata scritta in questo modo); una magistratura relativamente indipendente che spesso indaga sui potenti; una corte costituzionale e un capo di stato eletto dal parlamento che presiede il sistema e fa in modo che le regole siano applicate.

Il Regno Unito, invece, non ha una costituzione scritta e negli ultimi tempi la predisposizione di personaggi come Boris Johnson a infrangere le regole ha messo a dura prova le “tradizioni”. Il capo di stato del Regno Unito è un re – titolo ereditario – che beneficia di una serie di privilegi non solo fiscali, che deve firmare tutte le leggi affinché siano valide (la monarchia ha più volte messo bocca sulle leggi negli ultimi anni) ed è al di sopra del diritto. Inoltre nel Regno Unito c’è una seconda camera, la camera dei lord, i cui componenti non sono eletti, che è un insulto alla democrazia e una fonte di clientelismo. La polizia britannica raramente indaga sulla corruzione ad alto livello e ha paura d’immischiarsi con la politica. La vicenda del cosiddetto partygate (lo scandalo innescato da una serie di feste organizzate durante i lockdown del 2020 e 2021 nella residenza del primo ministro a Londra) ha visto politici di primo piano infrangere la legge e uscirne indenni. L’establishment britannico nomina i giudici, assai poco indipendenti, e protegge se stesso. Britaly? Ma magari!

L’immagine di copertina della rivista britannica ricorda quella del settimanale tedesco Der Spiegel del 1977, che ritraeva una pistola sopra un piatto di spaghetti

Anche collegare l’Italia alla cucina è un luogo comune, che riflette una prospettiva da turisti e fa torto a un paese con un’industria dell’alta tecnologia dinamica e sistemi di trasporto straordinari come l’alta velocità ferroviaria, senza confronti con il disastroso progetto Hs2 del Regno Unito, non ancora terminato, e la sua rete ferroviaria lenta e costosa. Per non parlare della Brexit, che ha danneggiato l’economia britannica, minacciato la pace in Irlanda del Nord, rianimato il nazionalismo scozzese e causato caos e divisioni in tutto il paese.

Gli stereotipi evocati dall’Economist dicono più cose sul Regno Unito che sull’Italia. Ma ogni stereotipo contiene un fondo di verità. Per anni l’Italia si è preoccupata dello spread, ovvero la differenza di rendimento tra i titoli di stato italiani a dieci anni (Btp) e quelli tedeschi (Bund). Nel Regno Unito la cosa non è mai stata un problema e raramente se ne è discusso pubblicamente. Il catastrofico mini-budget di Liz Truss, la riforma che prevedeva un taglio delle tasse soprattutto ai ceti più ricchi, frutto di una posizione ideologica estremista, ha scatenato il panico sui mercati. Per la prima volta i rendimenti dei titoli di stato britannici sono stati oggetto di dibattito pubblico. In questo il Regno Unito è diventato più simile all’Italia.

I politici come Boris Johnson s’ispirano al padre di tutti i populisti moderni, Silvio Berlusconi. L’Italia, com’è stato spesso sostenuto (anche nel mio libro L’Italia e le sue storie, pubblicato da Laterza nel 2019), è stata un laboratorio politico. Nel Regno Unito l’unica cosa che ha tenuto in vita i due partiti principali è stato un sistema elettorale che impedisce a qualsiasi terza forza di emergere. Per anni molti giovani italiani istruiti sono emigrati nel Regno Unito, che sembrava una terra di opportunità rispetto all’Italia gerontocratica. La Brexit e l’austerità hanno spento i sogni della cool Britannia. Nel 2001 un’altra copertina dell’Economist mostrava una foto di Silvio Berlusconi con il titolo “Unfit to lead Italy”, inadatto a guidare l’Italia. Una copertina giusta, a differenza della sciocca “Welcome to Britaly”. Purtroppo Berlusconi è ancora in circolazione. Non alla guida del governo, ma con un potere ancora immenso. ◆ ff

John Foot
insegna storia contemporanea al dipartimento di italiano dello University college di Londra, nel Regno Unito. Il 16 novembre esce in Italia il suo nuovo libro Gli anni neri. Ascesa e caduta del fascismo (Laterza). Ha scritto questo articolo per Internazionale.

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati