Francesco Borrasso
Sott’acqua
Giulio Perrone Editore, 160 pagine, 16 euro

Luca perde la madre all’improvviso, dopo che gli aveva promesso: “Non moriremo, nessuno di noi morirà”. Complice anche un padre che non è il massimo esperto di psicologia infantile, il bambino è convinto di vivere sott’acqua e di essersi trasformato in un pesce, con branchie, pinne e tutto. I pesci nuotano, non parlano, non prendono le medicine e Luca, che ormai non è più un bambino, decide di nuotare alla ricerca della madre, convinto che viva in un borgo. Comunica solo usando la scrittura con gli uomini e le donne in cui s’imbatte lungo la strada. I personaggi sono bidimensionali: nomadi, cristiani che gli leggono la Bibbia, piccoli criminali. Il secondo romanzo di Borrasso, nel tentativo di essere sensoriale, si sofferma sulle azioni, sugli odori, sulle luci, risultando all’inizio un po’ meccanico: “Fa scorrere l’acqua dal rubinetto, si sciacqua la faccia, se la passa tra i capelli e poi comincia a muovere le braccia come se fosse sott’acqua, nuota avanti e indietro nel bagno, galleggia, si porta in superficie e torna giù, nella zona più fredda e profonda”. Un libro sulla perdita, sul dolore che, vissuto da un bambino, porta al desiderio di alienazione dalla realtà, e lascia la sensazione che avrebbe sfruttato il meglio delle sue potenzialità se scritto per un pubblico più giovane.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati