I politici israeliani non sono in grado di gestire la situazione senza precedenti che si è creata nel paese e in tutta la regione, scrive il quotidiano Haaretz in un editoriale Leggi
Nel paese si vota il 17 settembre. Se vincerà, il primo ministro seppellirà la “soluzione dei due stati” di Israele e di Palestina, facendo un favore anche ad Hamas. Leggi
Il 1 marzo in Israele è stato pubblicato un rapporto sulla gestione del conflitto nella Striscia di Gaza nell’estate del 2014. Il documento accusa i vertici politici e militari di non aver stabilito nessun obiettivo strategico prima di dare il via alle ostilità. Leggi
Il capo di Hamas Khaled Meshaal e altri dirigenti del movimento palestinese hanno incontrato a Riyadh il re saudita Salman. L’incontro è avvenuto pochi giorni dopo l’accordo sul nucleare sottoscritto dalla comunità internazionale con l’Iran. Leggi
Inutile dirgli che non sono musulmana. Non sono neppure palestinese. E che comunque ho avuto l’ennesima ricaduta di tifo, ho la febbre, e quindi il Corano mi autorizza a rompere il Ramadan. Ed è inutile, in realtà, dirgli qualsiasi cosa, perché il poliziotto di Hamas che mi ferma per tre ore – sono colpevole di avere con me una bottiglia d’acqua – non ha divisa né distintivo: so che è di Hamas solo perché sono a Gaza. Leggi
Due cittadini israeliani sono scomparsi nella Striscia di Gaza negli ultimi mesi. Secondo le autorità israeliane, almeno uno di loro sarebbe trattenuto da Hamas, l’organizzazione politica e militare che controlla la Striscia dal 2007. La notizia è stata resa nota solo oggi, dopo che un tribunale ha eliminato un divieto di diffusione imposta dalle autorità, su richiesta del quotidiano Haaretz. Leggi
Il gruppo Stato islamico ha minacciato di trasformare la Striscia di Gaza in un altro dei suoi feudi in Medio Oriente, accusando Hamas, l’organizzazione politica e militare che governa il territorio palestinese, di non mettere in pratica un’interpretazione abbastanza rigida della legge islamica. In un video di sedici minuti condiviso sui social network e girato nella roccaforte del gruppo nella provincia di Aleppo, in Siria, alcuni combattenti condannano Hamas per la repressione delle organizzazioni salafite, che seguono una corrente più radicale dell’islam sunnita. Leggi
Israele ha revocato il permesso concesso a cinquecento palestinesi della Striscia di Gaza per raggiungere Gerusalemme prima della preghiera del venerdì durante il periodo di Ramadan, a causa dei razzi lanciati da Hamas verso Israele.
Un portavoce del dipartimento del ministero della difesa che si coordina con Gaza, ha spiegato alla France presse che la revoca dei permessi concessi durante il mese del Ramadan è stata dovuta ai razzi che hanno colpito il sud di Israele la scorsa notte, senza causare vittime.
Il primo ministro palestinese Rami Hamdallah ha presentato le dimissioni del suo governo di unità nazionale. La decisione è stata presa a causa della frattura tra la Cisgiordania, amministrata dal Al Fatah, e la Striscia di Gaza, sotto il controllo di Hamas dal 2006, e della sfida rappresentata dalle discussioni segrete che Hamas starebbe conducendo con Israele. Il presidente palestinese Abu Mazen ha accettato le dimissioni e ha ordinato a Hamdallah di formare un nuovo governo. Hamdallah comincerà immediatamente le consultazioni con tutti i movimenti palestinesi, compreso Hamas, e probabilmente cercherà di formare un nuovo governo di unità nazionale.
Le dimissioni sanzionano l’incapacità di agire del governo formato nel giugno del 2014 per mettere fine ad anni di divisioni. Le due fazioni avevano concordato un piano di riconciliazione, che però è rimasto lettera morta.
Hamas ha fatto sapere di essere contraria alla decisione unilaterale di dissolvere il governo e ha detto che si opporrà ai cambiamenti imposti senza il consenso di tutte le parti. Secondo alcuni funzionari palestinesi, a spingere il governo alle dimissioni è stata la diffusione della notizia dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas per promuovere un cessate il fuoco di lunga durata nella Striscia di Gaza. Hamas ha negato, ma il funzionario Bassem Naim, ai vertici dell’organizzazione, ha detto che Abu Mazen è stato “colto impreparato” dalla notizia.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha minacciato di fare dimettere nelle prossime ore il governo guidato da Rami Hamdallah. Secondo la stampa israeliana e palestinese, Abu Mazen ne ha parlato in una riunione del Consiglio rivoluzionario di Al Fatah, la sera del 16 giugno. Le dimissioni sarebbero dovute all’impossibilità del governo di unità nazionale di operare nella Striscia di Gaza per gli ostacoli frapposti da Hamas. Abu Mazen dovrebbe incontrare subito Hamdallah al quale chiederà di formare un nuovo governo.
L’esecutivo si è insediato nel giugno scorso, proprio per mettere fine alle gravi divergenze tra Al Fatah, che amministra la Cisgiordania, e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. Israele e Hamas hanno avviato contatti indiretti per una tregua sul lungo termine nella Striscia, con la collaborazione di mediatori arabi ed europei. E sarebbe proprio questo il motivo della decisione di Abu Mazen, convinto che un’eventuale intesa tra lo stato ebraico e Hamas – con il coinvolgimento del Qatar e della Turchia – lo isolerebbe a livello politico e rappresenterebbe un duro colpo per il governo di riconciliazione guidato da Hamdallah.
Le due parti governano separatamente da quando Hamas, che vinse le elezioni nel 2006, allontanò Fatah dalla Striscia di Gaza nel 2007. Anche se il partito di Abu Mazen e il movimento islamico hanno formalmente accettato il nuovo governo, restano profondi contrasti. Hamas ha già fatto sapere attraverso un portavoce che si opporrà a “qualsiasi cambiamento unilaterale nel governo” a cui è associato.
La situazione politica e di sicurezza nella Striscia di Gaza si sta complicando a causa della crescita di gruppi palestinesi che proclamano la loro vicinanza con i jihadisti dello Stato islamico. Leggi
Le Nazioni Unite hanno deciso di non includere Israele e Hamas nella cosiddetta lista della vergogna, l’elenco dei paesi che violano i diritti dei bambini nei conflitti armati. Le organizzazioni umanitarie avevano chiesto all’Onu di inserire nella lista Israele e Hamas dopo il conflitto dell’estate scorsa nella Striscia di Gaza costato la vita a più di 500 bambini.
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon Ban ha deciso di non includere Israele, dicendosi però “estremamente preoccupato” per le “gravi violazioni subite dai bambini nelle operazioni militari israeliane del 2014” ed esprimendo “profonda preoccupazione per il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di Israele”.
L’ambasciatore israeliano all’Onu Ron Prosor ha accolto con favore la decisione, affermando che il segretario generale “ha fatto bene a non farsi influenzare dalle organizzazioni terroristiche e dagli stati arabi che avrebbero voluto mettere Israele nella lista della vergogna insieme a Stato islamico, Al Qaeda e taliban”.
Un rapporto di Amnesty international accusa Hamas di aver commesso pesanti violazioni dei diritti umani contro i civili nella Striscia di Gaza nel 2014. Tra gli abusi anche esecuzioni extragiudiziali, torture, rapimenti. La maggior parte delle vittime era accusata di aver collaborato con gli israeliani.
Un tribunale egiziano ha deciso di inserire il movimento palestinese Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. Lo ha annunciato la televisione di stato egiziana. A fine gennaio le autorità del Cairo avevano già definito terrorista il braccio armato del gruppo, le Brigate Ezzedine al Qassam, accusate di sostenere un’insurrezione jihadista nella penisola del Sinai. A marzo un’altra sentenza aveva vietato le attività del movimento palestinese in territorio egiziano e aveva ordinato il congelamento dei suoi beni.
In una dichiarazione da Gaza, il gruppo palestinese ha definito “sorprendente e pericolosa” la decisione presa al Cairo. Hamas è una costola dei Fratelli musulmani, che l’Egitto ha dichiarato fuorilegge nel dicembre del 2013. Afp, Reuters
L’Unione europea presenterà ricorso contro la sentenza del 17 dicembre del tribunale dell’Ue, secondo cui il movimento palestinese Hamas non doveva essere iscritto nella lista delle organizzazioni terroristiche dell’Ue. Lo ha confermato Susanne Kiefer, portavoce per gli affari esteri del consiglio dell’Unione europea. Kiefer ha scritto su Twitter: “Il consiglio dell’Unione europea ha deciso di fare appello contro la sentenza sulla permanenza di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche”. Reuters
La Commissione europea ha sottolineato che l’Ue continuerà a considerare Hamas un’organizzazione terroristica e ha annunciato che farà appello contro la decisione del tribunale di annullare l’iscrizione del movimento nella lista nera del terrorismo.
La portavoce della commissione Maja Kocjančič ha detto che “la decisione è chiaramente fondata su questioni procedurali e non implica alcuna valutazione dei motivi di fondo dell’iscrizione di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche da parte del tribunale”. Afp
Il tribunale dell’Unione europea ha annullato l’iscrizione del movimento palestinese Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma ha mantenuto il congelamento dei suoi beni all’interno dell’Unione.
Per i giudici del secondo organo giurisdizionale dell’Ue dopo la corte di giustizia, l’iscrizione di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche non si basava sull’analisi delle azioni del movimento, ma su accuse tratte dai mezzi d’informazione e da internet. L’Unione europea aveva inserito nella lista nera prima il braccio armato di Hamas, nel dicembre del 2001, e poi il suo ramo politico, nel settembre del 2003.
La decisione segue un appello presentato da Hamas, secondo cui il procedimento utilizzato per inserire il movimento nella lista nera non aveva seguito le procedure europee e non si basava su fatti giuridicamente rilevanti. Il Consiglio europeo ha tre mesi per prendere una decisione sul congelamento dei fondi e due mesi per ricorrere in appello alla corte della giustizia contro la decisione. Afp
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