“È il momento giusto per dare ai rohingya la possibilità di esprimersi”, dice Shafiur Rahman, l’organizzatore di un concorso fotografico dedicato alla minoranza musulmana perseguitata in Birmania. Leggi
Il verdetto unanime della Corte internazionale di giustizia è un atto d’accusa ad Aung San Suu Kyi. Ma resta aperta la questione riguardante l’accusa alla Birmania di violazione delle norme contro il genocidio. Leggi
Il regista tailandese Aroonpheng descrive il nostro odio insensato verso l’altro, anche se è un derelitto. La giungla è il nostro inconscio, il suo labirinto. Leggi
Il Bangladesh ha accettato una proposta birmana per rimpatriare i profughi. Ma senza un intervento dell’Onu la pulizia etnica proseguirà indisturbata. Leggi
Dopo il 1989 il mondo sembrava più unito che mai. Ma oggi è diviso e non può essere analizzato con i vecchi strumenti, tanto meno a distanza. Leggi
La persecuzione del popolo rohingya non si ferma. E per le donne la fuga in Bangladesh non sempre rappresenta una via d’uscita dalla sofferenza. Leggi
Sono settant’anni che i governi militari e i nazionalisti birmani prendono di mira il popolo rohingya. Oggi lo accusano di essere complice di Al Qaeda. Leggi
Oltre 600mila rohingya sono scappati in Bangladesh a causa dell’offensiva dell’esercito birmano. E rischiano di rimanere profughi per sempre. Leggi
Il fiume Naf per 35 chilometri segna la frontiera tra la Birmania e il Bangladesh, e le barche devono scivolare silenziose e leggere, per confondere quelle di chi scappa con quelle di chi pesca. Reportage da Cox’s Bazar, il distretto bangladese dove cercano riparo i rohingya in fuga dallo stato birmano del Rakhine. Leggi
Oggi, 8 novembre, si svolgono in Birmania le elezioni legislative. Non si sono registrati incidenti e in tutto il paese ci sono lunghe code per votare: sono le prime consultazioni nazionali dal 2011, quando i generali dell’esercito hanno messo fine a quasi cinquant’anni di dittatura militare. Le elezioni precedenti risalgono al 1990: allora la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), il partito di Aung San Suu Kyi, vinse con il 52,5 per cento dei voti, ma i militari ignorarono il risultato. Suu Kyi era già agli arresti domiciliari e ci sarebbe rimasta, con alcune interruzioni, fino al 2010. La Lnd è ancora favorita, a scapito del Partito dell’unione per la solidarietà e lo sviluppo, al governo con il sostegno dei militari.
Il presidente della Birmania, Thein Sein, ha dichiarato lo stato di emergenza in quattro regioni (Chin, Magwe, Sagaing e Rakhine) per le pesanti alluvioni in cui sono già morte 27 persone. Le piogge monsoniche, che durano da settimane, hanno provocato allagamenti in quasi tutto il paese.
Migliaia di sfollati hanno trovato riparo nei monasteri. E secondo il quotidiano Burma Times le forze di sicurezza avrebbero cacciato i musulmani rohingya da scuole e uffici pubblici abbandonati nell’ovest dello stato di Rakhine, impedendo loro di ripararsi dalle piogge. Le Nazioni Unite hanno riferito che 140mila abitanti dello stato birmano stanno vivendo in accampamenti nella zona del capoluogo Sittwe. La maggioranza sono musulmani rohingya.
Le autorità della Malesia hanno organizzato una cerimonia per la sepoltura di ventuno presunti migranti rohingya, i cui corpi sono stati scoperti a maggio insieme a un altro centinaio in una fossa comune al confine con la Thailandia. Alla cerimonia hanno partecipato circa cento abitanti del villaggio di Kampung Tualang. Le bare contenevano i corpi di diciannove uomini e due donne.
Il 26 maggio sono cominciate le riesumazioni delle fosse comuni scoperte nelle vicinanze di 28 campi abbandonati dai trafficanti di esseri umani, dove si ritiene fossero tenuti prigionieri i migranti rohingya fuggiti dalla Birmania, in attesa di un riscatto. La scoperta delle fosse comuni in Malesia e in Thailandia ha portato i due paesi a chiudere le frontiere, lasciando migliaia di migranti alla deriva nel mare delle Andamane e scatenando una crisi regionale nel sudest asiatico.
Eravamo abituati a vederla come il simbolo della resistenza alla violenza e alle ingiustizie. Fragile e minuta solo in apparenza, dietro il cancello del giardino della bella casa sul lago Inya, a Rangoon, dov’è rimasta confinata per quasi vent’anni fino al 2010. Leggi
Un alto ufficiale dell’esercito tailandese, il generale Manas Kongpan, si è consegnato alla polizia di Bangkok, per affrontare le accuse di coinvolgimento nel traffico di esseri umani. Le imputazioni a carico del generale riguardano il traffico di migranti dal Myanmar e dal Bangladesh attraverso il sud della Thailandia fino alla Malesia.
Il caso è in relazione alla scoperta di decine di cadaveri di migranti, tra cui molti rohingya, nelle fosse comuni al confine con la Malesia, in seguito alla quale la giunta militare tailandese ha arrestato più di 50 funzionari locali per complicità con i trafficanti. Il generale è accusato di traffico di esseri umani, contrabbando di migranti, detenzione illegale ed estorsione. Sul conto di Manas sono stati trovati trasferimenti di denaro dal marzo 2013 al febbraio 2014 da parte di un presunto trafficante.
Alla fine dell’incontro tra i paesi dell’Asia e del Pacifico a Bangkok, la Birmania ha accettato un piano per affrontare le cause alla radice della crisi dei migranti rohingya nella regione. La dichiarazione approvata in chiusura del summit comprende un paragrafo in cui si sottolinea la necessità di affrontare i fattori scatenanti nelle zone di origine dei migranti, di “promuovere il rispetto totale dei diritti umani” e di investire nello sviluppo economico.
Nel corso del summit la Birmania ha fatto sapere che la sua marina ha individuato un’imbarcazione con a bordo settecento migranti, che sta trasportando verso un’isola al largo della sua costa meridionale per determinare la loro identità.
I paesi della regione hanno inoltre deciso di intensificare gli sforzi per la ricerca e il soccorso delle imbarcazioni cariche di migranti in difficoltà nel mare delle Andamane. Sarà istituita una task force contro i trafficanti di esseri umani.
La dichiarazione finale con le raccomandazioni per affrontare “le cause alla radice” della crisi è stata redatta in modo da evitare di irritare la Birmania, che durante il summit ha tenuto a precisare di non essere l’unica fonte del problema. Ma William Lacy Swing, direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) si è detto ottimista: “Il fatto che il summit si sia svolto con questa ampia partecipazione è di per sé un buon risultato”, ha precisato.
Sono almeno 2.621 i migranti birmani e bangladesi ancora alla deriva su imbarcazioni in difficoltà nel mare delle Andamane, sopratutto al largo delle coste della Malesia. Lo hanno detto l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) durante una conferenza stampa congiunta a Manila, la capitale delle Filippine. Le stime però “sono al ribasso”, hanno detto i rappresentanti delle due organizzazioni, e il numero reale potrebbe essere molto più alto. “Ogni ora che passa ci sono persone in alto mare che devono essere salvate”, ha detto Bernard Kerblat, il rappresentante dell’Unhcr nelle Filippine.
Nella conferenza stampa è stato lanciato un appello per raccogliere 26 milioni di dollari in aiuti per far fronte al salvataggio, alla ricollocazione o al rientro di circa diecimila persone. Negli ultimi ventisette giorni, da quando la chiusura delle frontiere da parte dei paesi del sudest asiatico ha innescato la crisi dei migranti, sono state portate in salvo almeno 3.302 persone, che si trovavano in mare al largo delle coste dell’Indonesia, della Malesia e della Thailandia. Altre 1.013 sono state rimandante in Birmania e in Bangladesh. Si tratta in maggior parte di migranti rohingya in fuga dalla Birmania.
Marco Boasso, capo missione dell’Oim nelle Filippine, ha esortato i paesi della regione ad assumere “un approccio coordinato e coerente” per risolvere la crisi. Il 29 maggio a Bangkok si terrà un incontro di 19 paesi, soprattutto della regione dell’Asia e del Pacifico, per discutere della questione dei migranti. Stati Uniti e Svizzera parteciperanno come osservatori. Secondo Kerblat, l’incontro sarà “estremamente importante” anche per affrontare il problema del traffico di esseri umani, che ha provocato la crisi attuale.
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati